Tamatave, Île Sainte-Marie, Île aux Nattes (giorni 17,18,19) Dopo l'estenuante viaggio notturno ci fermiamo a Antananarivo un giorno e una notte per riprendere le forze. Il giorno dopo salutiamo Caroline, che deve tornare alle sue classi, e partiamo alla volta della costa Est, destinazione: l'isola Sainte-Marie, per goderci ancora un po' di mare. Dopo le prime 7 ore di taxi-brousse arriviamo a Tamatave (o Toamasina), il porto più importante del paese. Fino all'indomani non si può continuare e ci fermiamo una notte. È domenica, e l'intera popolazione della città si riversa alla spiaggia per passeggiare, mangiare, bere e giocare alla ruota della fortuna. La mattina dopo partiamo verso nord per Soanierana-Ivongo, l'imbarcadero dove partono le barche per l'isola. Ci mettiamo 4 ore e quando arriviamo, alle 11, le barche veloci "dei turisti" ("Tropicana", "Cap Sainte-Marie") sono già andate. Ci rimane il "Dolphine", una barca un po' sgangherata, "semi-veloce" come ci dice cercando di non ridere il giovane con cui stiamo contrattiamo sul prezzo dei biglietti. L'uscita dal porto, sull'estuario di un fiume, è piuttosto "sportiva", c'è una barra sabbiosa dove le onde frangono e bisogna passare in un punto preciso. Un ragazzo appostato sulla prua dà le indicazioni cercando di non affogare nelle onde che lo investono. Il timoniere gira con un forsennato la sua ruota, non molto precisa: 10 giri da un lato, poi 8 giri dall'altro... Comunque passiamo: si tolgono i salvagenti, tutti si rilassano e quelli che non vomitano dormono. In circa 3 ore, di cui una parte occupata alla ricerca di una barca da carico in difficoltà, arriviamo all'isola.
Passiamo una notte alla "capitale" Ambodifotatra (chissà come si pronuncia), e il mattino dopo con il solito taxi-brousse ci dirigiamo alla estremità sud da cui attraversiamo in piroga lo stretto canale che separa l'isola principale dall'Île aux Nattes, la nostra destinazione. È un isolotto di pochi chilometri quadrati, circondato da una barriera corallina, coperto di palme e bordato di spiagge bianche... da qualunque parte si guardi, è una cartolina. Cerchiamo l'albergo ("Chez Regine"), ci installiamo in una capanna, ci buttiamo in acqua per vedere i pesciolini e partiamo per fare il giro dell'isola a piedi. Proprio non ci riusciamo, a stare fermi.
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